Viviamo nell’era dell’attenzione frammentata. Ogni giorno siamo sommersi da nuovi contenuti, storytelling accelerati e ganci visivi pensati per tenerci incollati allo schermo, anche solo qualche secondo in più. 

Eppure, in questo contesto, si fa spazio un fenomeno opposto: il boring content. Cresce l’interesse verso i video privi di un contenuto strutturato che, di fatto, non ci raccontano quasi niente.

Cos’è il boring content?

Innanzitutto, capiamo di cosa si tratta. Il boring content è un insieme di video che spopolano su YouTube, Instagram e TikTok non per il loro contenuto interessante o originale, ma per la capacità di catturare l’attenzione quasi in maniera ipnotica.

Ti sarà capitato di imbatterti in video che mostrano gesti ripetitivi come rifare il letto, riordinare la scrivania oppure nei cosiddetti video satisfying, in cui oggetti si incastrano perfettamente l’uno con l’altro o alimenti vengono tagliati con precisione millimetrica. 

Fanno parte di questa categoria anche i video ASMR, caratterizzati da sussurri, tocchi leggeri e suoni morbidi pensati per indurre un rilassamento profondo.

Perché ci ipnotizzano i contenuti noiosi?

Bombardati da nuovi trend, ultime notizie e stimoli costanti, questo tipo di contenuto ci cattura perché ci restituisce una tregua mentale. Ci concede di non pensare attivamente a qualcosa, limitandoci a osservare gesti semplici e quotidiani.  

La funzione psicologica: calma e controllo.

Secondo alcuni studi scientifici, questi video, in particolare quelli ASMR, grazie a movimenti lenti e ripetitivi e suoni delicati, possono ridurre la sovrastimolazione e avere quasi un effetto meditativo.

La sensazione descritta da molti è quella di un formicolio che parte dal cuoio capelluto per poi diffondersi in tutto il corpo, generando benessere diffuso.

Inoltre, le azioni rappresentate risultano molto familiari e riconoscibili aumentando il senso di prevedibilità e controllo per lo spettatore, un po’ come quando scegliamo di guardare e riguardare più volte un film già visto o un comfort show

Il boring content come nuovo antidoto.

Oggi, riuscire a rilassarsi di fronte a contenuti ripetitivi, fermarsi e lasciarsi ipnotizzare diventa una forma di resistenza verso la stanchezza cognitiva. Un piccolo antidoto contro l’iperconnessione.

Ma abbiamo davvero un legame così simbiotico con gli schermi che quando abbiamo bisogno di una pausa, ci rifugiamo nei contenuti online, scegliendone semplicemente alcuni più rilassanti? O c’è forse un’alternativa migliore, lontana dai contenuti stessi? 

La ricerca di una pausa lontano dagli schermi.

Un approccio parallelo, sempre più diffuso, è il digital detox

L’idea è semplice: rimanere lontani dai social per un periodo di tempo, cercando di ritrovare quiete e pace nelle cose semplici, come fare un picnic sul prato, cucinare una torta o leggere un libro.

Tuttavia, dopo anni di connessione costante, anche queste attività ci possono sembrare faticose perché richiedono spesso maggiore concentrazione ed energia rispetto allo scrollare passivo a cui siamo ormai abituati.

Allora forse il vero obiettivo non è scegliere tra un video che ci rilassa e un libro da sfogliare, ma imparare a riconoscere di cosa abbiamo davvero bisogno quando sentiamo il bisogno di una pausa.