Immaginate di dover progettare una nave per la vostra prossima avventura: sarà perfettamente soddisfacente ai vostri requisiti circa la forma, il colore, gli equipaggiamenti, gli arredi interni, l’odore che avrà appena salirete a bordo. La potrete progettare e costruire come meglio credete: sarà il vostro vascello, il vostro modulo spaziale Apollo per un avventuroso viaggio verso il futuro!
La consoliderete con tutte le esperienze maturate durante il tempo già trascorso a viaggiare: sarà solida per reggere le forze e i mari affrontati nelle vostre precedenti avventure.
Già, sarà esattamente come la immaginate, perché state immaginando il futuro esattamente come lo immaginate ora nel presente (un controsenso? alla stregua di un wormhole, direi).
Ora, il grande Navigatore, l’uomo che ha già solcato tutti i 7 mari della vita, legge il vostro progetto: ammira l’originalità, l’entusiasmo e lo spirito fresco con cui avete rivestito un concetto vecchio come il mondo, quello di “nave”.
Voto finale: 8+
E poi annota sotto in piccolo: perchè siete così convinti di non imbattervi mai in un mare forza 9 con maestrale a 45 nodi?
Sorge dentro di voi una leggera apprensione mista a irritazione: perché questa particolare domanda? La nostra nave è fatta per viaggiare in mare, ovviamente sperando come tutti di non navigare troppo in condizioni di burrasca.
E poi negli ultimi 5 anni non è mai affondato nessuno salpando da questo porto.
E poi le previsioni meteo danno brezza leggera per i prossimi 9 mesi.
E poi il progetto prevede un buon grado di resistenza, almeno fino a mare forza 9, certo la questione della direzione del vento non era stata considerata.
Sapete che cosa è un confirmation bias?
È quando il vostro cervello vede solo ciò che gli permette di affermare che la vostra tesi è quella corretta.
Soprattutto quando ci si innamora di ciò che si sta facendo, la consapevolezza di poter incorrere in determinati rischi viene annegata da una forte convinzione di poterli evitare grazie alle scelte in partenza.
È sbagliato: la maggior parte dei rischi di un’impresa non possono essere evitati, ma solo mitigati.
In che modo? innanzitutto, prendendone consapevolezza, e poi sviluppando piani di risposta, che spesso sono molto specifici per ciascun possibile rischio analizzato.
Ad esempio, aumentare lo spessore di 3 mm della lamiera della chiglia permette di innalzare del 90% la possibilità di sopravvivere ad un mare forza 9 con quelle condizioni di vento. Ma se siamo convinti di non doverlo mai affrontare, non ci interesseremo mai di possibili soluzioni al riguardo.
Il confirmation bias distorce l’attenzione verso l’approfondimento a determinati scenari futuri in cui “le cose potrebbero non andare per il verso giusto”: si tende a mitigare queste eventualità semplicemente autoconvincendosi in partenza che esse sono prive di fondamento, rispetto alla pianificazione “base” da voi progettata. E’ come se si predeterminasse quale futuro scegliere, tra i tanti disponibili.
Questo comportamento è intrinseco nella natura dell’uomo e proprio chi parte per grandi avventure solitamente non riesce a inserire di sua sponte nel proprio bagaglio un “fardello” di rischi associati all’impresa che sta per compiere: è ovvio, darebbe fastidio al proprio inconscio, sarebbe un naturale deterrente all’impresa stessa.
La figura di chi deve individuare possibili “brutte sorprese” è il risk manager, esterno alla vostra specifica avventura ma ben pratico del concetto di avventurarsi in terre nuove. Non deve solo dare una mappa dei rischi all’esploratore che si accinge a partire, ma anche una serie di strumenti utili per superare i possibili ostacoli che ogni rischio mostrato sulla mappa potrebbe mettergli davanti.
La gestione del rischio (risk management) permette di varare vascelli enormi o piccole imbarcazioni con le stesse identiche modalità: lasciando al capitano l’onere e l’onore di condurre l’epico viaggio, ma permettendogli di affrontare, proiettato a molteplici possibili futuri, anche le situazioni più avverse (magari le più impensabili, allo stato attuale) con una strategia di azione (risposta) già pronta.
The best way to predict the future is to create it.